Favismo: cos'è, quali sono i sintomi e come si diagnostica
di Elisabetta Cretella
Il favismo è una malattia genetica causata dalla carenza o riduzione di un enzima chiamato glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD), contenuto nei globuli rossi. La G6PD è un enzima presente nel citoplasma di tutte le cellule ed è coinvolta nelle reazioni che portano alla biosintesi dei nucleotidi (ovvero componenti del DNA) e del NADPH, un coenzima utile nelle reazioni di distruzione di sostanze tossiche per le cellule, come il perossido di idrogeno comunemente chiamato acqua ossigenata.
La G6PD è normalmente presente nelle cellule di tutti i tessuti mentre la sua carenza ha conseguenze patologiche quasi esclusivamente nei globuli rossi perché qui è l’unico enzima capace di produrre NADPH. Il favismo è noto fin dall’antichità con il nome di “malattia delle fave” perché l’assunzione di questo legume inibisce la G6PD scatenando l’emolisi dei globuli rossi, ovvero la loro distruzione. Il suo vero nome è enzimopenia G6PD (enzimopenia significa appunto riduzione di un enzima) ma in Italia è conosciuta come favismo perché la crisi emolitica che segue all’ingestione delle fave (Vicia faba major) è la manifestazione clinica più conosciuta. I soggetti affetti da favismo sono detti fabici.
È il più comune difetto enzimatico umano, presente in
oltre 500 milioni di persone nel mondo e 400 mila solo in Italia. Nell’area
continentale della nostra penisola l’incidenza è dello 0.4%, mentre in Sicilia
è dell’1% e del 14.3% in Sardegna (con un picco del 25.8% nella provincia di
Cagliari).
Da non confondere con l’allergia
alle fave. Il favismo è causato dalla mancanza di un enzima e non da una reazione
eccessiva dell’organismo verso una determinata sostanza.
Come si scatena il favismo
Sono due le sostanze che scatenano l’emolisi dei globuli rossi. Queste sono presenti soprattutto nelle fave (gli altri legumi non ne contengono): la vicina e la convicina. Una volta assorbite dalle cellule, subiscono delle reazioni che portano alla formazione di perossido di idrogeno, un composto tossico che fa parte delle specie reattive dell’ossigeno (ROS).La cellula si libera del perossido di idrogeno mediante una serie di reazioni che coinvolgono la G6PD. Nei soggetti con enzimopenia G6PD (detti fabici) queste reazioni non possono avvenire per mancanza dell’enzima G6PD.
L’emolisi, dunque, è causata da un fattore scatenante come l’ingestione delle fave. Questo legume non è l'unico prodotto a scatenare una reazione nelle persone fabiche. L'emolisi può essere indotta anche dall'assunzione di alcuni farmaci (es. salicilati, alcuni derivati della vitamina K, fenazopiridina) e addirittura da alcune infezioni, sia batteriche che virali (es. epatite A/B, Cytomegalovirus, polmonite e febbre tifoide).
Quali sono i sintomi del favismo
Il sintomo principale del favismo è la crisi emolitica con ittero. La crisi emolitica è dose-dipendente. Infatti, la gravità dipende dalla quantità di fave ingerite in rapporto al peso corporeo (per questo le crisi emolitiche si manifestano soprattutto nei bambini) e non si verificano necessariamente dopo ogni ingestione.I sintomi possono insorgere da poche ore a 1-3 giorni dopo l’ingestione delle fave ma anche dall’assunzione di alcuni farmaci o dalla comparsa di infezioni.
L’ittero è causato da una concentrazione elevata di bilirubina, un prodotto di scarto dell’emoglobina presente nei globuli rossi. Talvolta il colore della cute dal giallo può tendere al colore verde. Se l'ittero progredisce, la malattia potrebbe evolvere nella forma più grave di kernittero, detto anche encefalopatia bilirubinica perché la bilirubina si deposita nel cervello, con possibile danno cerebrale.
Nel caso si presentasse una crisi emolitica acuta potrebbero essere necessarie trasfusione di sangue e anche la dialisi per le persone con insufficienza renale. Nei casi più gravi, potrebbe essere necessaria la rimozione della milza poiché è proprio in questo organo che i globuli rossi si distruggono. Nella maggioranza dei casi, il favismo è asintomatico quindi non presenta conseguenze per l'organismo.
Infatti, l’attività
del gene G6PD è altamente variabile. In alcune persone non funziona
correttamente, mentre in altri non funziona del tutto. Per questo si tratta di
una reazione dose-dipendente. Nelle persone con un difetto dalla G6PD,
l’anemia emolitica potrebbe manifestarsi anche in seguito ad una polmonite,
un’epatite virale, alla malaria e alla chetoacidosi diabetica.
È bene prestare molta attenzione durante l’allattamento. La madre di un neonato enzimopenico non dovrebbe mangiare fave perché il lattante potrebbe andare incontro a crisi emolitica.
Nel neonato e nel bambino molto
piccolo il favismo può portare anche a:
· Pianto
disperato
· Ritardo
mentale
· Convulsioni
· Paralisi
dello sguardo
· Spasmi
muscolari
In caso di ittero, si effettua con
urgenza la fototerapia, affinché si eviti il danneggiamento del cervello in
seguito al passaggio della bilirubina attraverso la barriera ematoencefalica.
Cos’è
la crisi emolitica e perché è il sintomo principale del favismo
L’enzima G6PD è un
enzima importante per la stabilità dell’emoglobina, la proteina contenuta nei
globuli rossi che lega e trasporta l’ossigeno dai polmoni ai diversi distretti
dell’organismo. La G6PD contribuisce a proteggere l’emoglobina dai danni
causati dallo stress ossidativo (dovuto ai ROS), causato da infezioni e
dall'uso di alcuni farmaci. Pertanto la sua carenza impedisce la protezione dell’emoglobina e riduce la sopravvivenza dei globuli rossi. Quando i soggetti con carenza di G6PD contraggono un’infezione virale o batterica, i globuli rossi sono distrutti velocemente. Il processo di degradazione dei globuli rossi, definito crisi emolitica, di solito si risolve spontaneamente.
Tuttavia, le fave e alcuni farmaci alterano l'equilibrio ossidativo, comportandosi come pro-ossidanti, cioè favorendo l’ossidazione e danneggiando irreversibilmente l’emoglobina e di conseguenza i globuli rossi.
Dal momento che questo enzima è fondamentale per la sopravvivenza e il corretto funzionamento dei globuli rossi (li preserva da un invecchiamento e da una lisi precoce), la sua carenza comporta gravi conseguenze a loro carico come anemia emolitica e ittero.
Il favismo è una patologia ereditaria
La malattia delle fave è trasmessa per via
ereditaria. insieme al cromosoma X (come
carattere recessivo). Le persone con un difetto nel gene responsabile della
produzione della G6PD non possiedono una quantità sufficiente di enzima nel
sangue.
Il gene responsabile della produzione dell’enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD) si trova sul cromosoma X. I maschi sono maggiormente colpiti dal favismo rispetto alle femmine perché hanno un solo cromosoma X (essendo XY) e se questo porta il gene difettoso, tutti i loro globuli rossi saranno caratterizzati dalla mancanza dell’enzima (G6PD).
Le femmine, invece,
hanno due cromosomi X (XX) e per mostrare la malattia devono avere i geni per
G6PD difettosi su entrambi. Di solito il gene difettoso si trova su uno solo
dei due cromosomi X, mentre l’altro è sano, per questo le donne sono indicate
come portatrici sane. Queste possono trasmettere il gene difettoso ai figli,
sia maschi che femmine, ma non sono affette da favismo. I maschi possono
trasmetterlo solo alle figlie femmine dando ai maschi sempre il cromosoma Y.
Le diverse forme di favismo
L’ Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), in base
alla gravità, ne distingue cinque livelli:
1.e
2. Grave deficienza di G6PD con anemia emolitica cronica oppure
insufficienza renale acuta e anemia emolitica a intermittenza.
3. Lieve
deficienza con l’emolisi che si manifesta solo in caso di contatto con sostanze
ossidanti come le fave, i farmaci analgesici, la naftalina.
4.e
5. Nessun effetto clinico pericoloso.
Come prevenire il favismo
La prevenzione è l’unica cura disponibile. I soggetti fabici devono evitare l'assunzione di fave poiché contengono sostanze pro-ossidanti nei semi (vicina e convicina).Gli altri legumi non contengono vicina e convicina e non causano crisi emolitiche per cui i soggetti fabici possono assumere legumi come piselli, fagioli, fagiolini, ceci, etc. Il polline delle piante di fave non causa crisi emolitiche.
Sono da evitare anche alcuni farmaci tra i quali gli antinfiammatori non steroidei (FANS), alcuni antibiotici (chinoloni, sulfamidici e sulfoni), antimalarici e antielmintici.
Come si diagnostica il favismo
Per scoprire se si è o meno affetti da favismo basta fare un prelievo di sangue e chiedere che venga analizzata l’attività dell'enzima glucosio-6-fosfato deidrogenasi (G6PD).
Questa analisi, che misura
l’attività della G6PD all’interno dei globuli rossi, mette in evidenza anche la
carenza più lieve dell’enzima.
Nelle aree in cui il favismo è molto presente la
valutazione viene fatta dal pediatra già dai primi giorni di vita del bambino.
È stato infatti introdotto in molte regioni lo screening neonatale per la
G6PD come parte dello screening metabolico allargato.
(Le informazioni riportate sono a solo scopo divulgativo e non sostituiscono in alcun modo il parere di uno specialista).







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